Diario di un bambino in quarantena

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Alle ore 9:56 del 19 maggio 2020 nasce il “Diario di un bambino in quarantena” scritto da Chiara Audenino. Di cosa parla? A marzo 2020 le scuole in Italia vengono chiuse per il rischio di contagio di un pericoloso virus. Dopo una gioia iniziale da parte dei bambini, gli stessi hanno vissuto disagi ed emozioni, scatenati dal fatto che non potevano più vedere i loro amici e che passavano più tempo con la propria famiglia riunita. L’imposizione di nuove regole ha messo a nudo le loro fragilità e i loro stati d’animo, i quali sono mutati come descritto nel racconto nato in tempo di pandemia.

Abbiamo intervistato l’autrice per capire come è nata l’idea del libro:

“Ho visto nel mio bambino più piccolo di 9 anni, Riccardo, degli atteggiamenti che prima della quarantena non avevo rilevato e anche una sorta di disagio, per la privazione di libertà. L’idea del diario è nata dalla chiacchierata con una mia amica, insegnante di una scuola primaria, la quale mi ha detto che le serviva un libro per rilevare gli stati d’animo dei bambini, perché aveva notato dei comportamenti nuovi in loro. Così, ho pensato di scrivere un diario in cui un bambino di nove anni racconta le sue giornate. È un bambino che inizialmente odia scrivere e che con il tempo scopre che la scrittura rappresenta una terapia per superare le difficoltà”.

La copertina di suo figlio Riccardo raffigura in modo “simpatico” il quadro pandemico. L’approccio è lo stesso che ha utilizzato nel libro?

“Sì, i disegni sono stati fatti da me e da mio figlio Riccardo perché volevo proprio che fossero quelli di un bambino. La copertina l’ha fatta mio figlio e raffigura il virus con la borsa del ghiaccio sulla testa che attacca la terra. Il diario è leggero perché racconta la quotidianità ma è anche profondo, perché racconta gli stati d’animo di questo bimbo che si è trovato a vivere sentimenti che non aveva mai provato prima. Si è interessato alla quotidianità, ha ascoltato il telegiornale e ha compreso chi fosse il ministro Conte, del quale voleva sempre vedere gli interventi in diretta per rimanere aggiornato”.

Su quali aspetti della diversa quotidianità si focalizza ‘Diario di un bambino in quarantena’?

“Su due aspetti in particolare: la didattica a distanza e lo stare in famiglia. La prima è stata una grande novità e allo stesso tempo un importante problema, quando vi erano problemi di rete. Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, prima della quarantena la famiglia si vedeva spesso ma condivideva poco, mentre adesso si è trovata a passare molto più tempo insieme, preparando i dolci, la pizza e giocando ai giochi di società”.

Il protagonista del libro è Tommy, un ragazzino di 9 anni, come suo figlio Riccardo. Da cosa è dipesa la scelta di non chiamare così anche il protagonista del libro?

“Perché non potevo dire che fosse interamente autobiografico e perché nel libro racconto anche le storie di altre famiglie. Alcuni episodi sono avvenuti davvero, come la laurea del figlio di una mia amica, altri sono frutto della mia fantasia. Tommaso è il nome del bambino di una mia cara amica, nato sul finire del lockdown”.

Quali altre persone della sua famiglia sono state coinvolte nella realizzazione del diario?

“Mia figlia Vittoria si è preoccupata di montare il video di presentazione del libro con la mia voce e quella di Riccardo; mio marito degli aspetti tecnici, mentre mio figlio più grande, Lorenzo, ha scelto il formato del diario. È stato un momento bello perché ci ha uniti ancora di più: è stato un vero e proprio diario di famiglia. Un ringraziamento speciale lo devo fare anche al grafico Vito jr Battista – Art Director, titolare di Instant Creativity, per il prezioso contributo e per la celerità nella realizzazione del diario. Senza di lui non sarei riuscita a realizzare questo libro in tempi così brevi e con una grafica così bella”.

Al fondo del libro lei ha fatto una scelta inusuale, lasciando alcune pagine bianche. Perchè?

“Ho pensato di rivolgere questo libro alle scuole, come libro da far leggere ai bambini durante le vacanze. Nelle pagine bianche ogni bambino può scrivere la propria storia e può custodire questo diario da tramandare ai propri nipoti. Ho lasciato anche un indirizzo mail, perché mi piacerebbe ricevere le loro storie e disegni, per farne un secondo diario interamente scritto da loro”.

Il libro è rivolto ai coetanei di Tommy o ai loro genitori?

“Chi lo ha letto dice che non è un diario solo per bambini ma anche per adulti. Ripercorre tutti i fatti salienti che abbiamo vissuto con la leggerezza delle parole di un bambino. Tutti gli adulti che l’hanno letto se ne sono innamorati, mentre i bambini sono stati positivamente colpiti. Spero questo libro possa fare una bella strada”.

Quanto crede che il Covid-19 abbia influito sulle vite dei bambini e quanto crede che influirà nel loro futuro prossimo?

“Sicuramente ha influito molto, perché non ci potremo più comportare come prima. Per esempio, mio figlio trasmette il proprio affetto con baci e abbracci, ma sarà costretto a utilizzare altri modi per comunicarlo. Troverà delle soluzioni come il bambino nel diario: se non sarà un gesto, saranno parole”.

Due pregi e due difetti che la pandemia ha portato nelle vite dei bambini.

“Per quanto riguarda i pregi, abbiamo apprezzato di più le cose che potevamo fare prima, quelle negate, come incontrare gli amici e stare in una famiglia riunita. Anche se il protagonista del diario prima faceva tante cose, ma nella quarantena non aveva una grossa nostalgia. Questo periodo di riflessione gli ha fatto bene e l’ha costretto a scoprire nuove attività, come la scrittura. I difetti principali che la pandemia ha portato nelle vite dei bambini sono stati la diffidenza nello stare insieme e le criticità della didattica a distanza, che implica una maggiore difficoltà di concentrazione per lunghi periodi. In generale ci sono stati più pregi che difetti: abbiamo imparato che correvamo come i ghepardi e che ci perdevamo i paesaggi, mentre adesso, che andiamo come lumache, ci siamo accorti dei fiori che crescevano sui balconi”.

Perché la scelta di utilizzare EasyReading Font – Dislexia Friendly?

“Ormai utilizzo solo più questo font. L’inclusione nei miei libri viene prima di tutto e vorrei che questo font venisse utilizzato nei testi scolastici: perché fare distinzioni fra chi è dislessico e chi no?”.

Ha già utilizzato il font in alcuni libri precedenti. Quali riscontri ha ottenuto e cosa l’ha spinta a sceglierlo nuovamente?

“Ho ottenuto solo riscontri positivi: sia da bambini che hanno difficoltà nella lettura, sia da quelli che non sono propensi a leggere, perché questo font ti invoglia a leggere. Non ho mai pensato di usarne un altro”.