Topolino cambia direttore ma resta inclusivo grazie a EasyReading

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Intervista ad Alex Bertani, nuovo direttore di Topolino

Era l’11 aprile dello scorso anno quando il settimanale a fumetti più letto di sempre, Topolino si presentava al mondo con contenuti e grafica rinnovati. Un cambiamento all’insegna dell’alta leggibilità, vista la scelta dei vertici di affidarsi al font inclusivo EasyReading per i testi. Le idee erano precise, ci si preparava a una nuova sfida: intrattenere e sorprendere i “mobile born”, anche a scuola.

Grazie alle storie e alla forza comunicativa del fumetto, il giornale si propone da sempre come strumento di divertimento ed evasione, promuovendo valori positivi ed educativi. La nuova ricetta a base di “alta leggibilità” si basava su un inedito mix di intrattenimento a fumetti e focus sull’attualità, supportato dall’introduzione del nuovo font, EasyReading, nato per favorire la lettura dei ragazzi dislessici e facilitare quella di tutti i lettori.

Cosa è cambiato in un anno? Il direttore editoriale. Da ottobre 2018 infatti al posto di Valentina De Poli è subentrato Alex Bertani, già alla guida del mercato Italia della Panini Comics. Lo abbiamo intervistato anche per capire perché ha scelto di confermare ancora una volta l’utilizzo di EasyReading all’interno di Topolino.

Ha ricoperto tanti ruoli in Panini… quando ha iniziato (1994) esisteva ancora la Marvel Italia. Stiliamo un bilancio di questi quasi 25 anni?

«È veramente arduo. 25 anni non si possono sintetizzare in poche parole. Sicuramente essere riusciti a fare di una passione un lavoro è stato un grande privilegio, spero di essere riuscito a dare al mondo dei fumetti anche una piccola frazione di quello che ho ricevuto».

Com’è cambiato il mondo dell’editoria?

«Più che cambiato direi stravolto. Come tutto il mondo dell’intrattenimento peraltro. L’arrivo di nuovi supporti (digitali) e di nuovi canali di comunicazione (la rete) hanno influito su tutto: modi di produzione, di comunicazione e di circolazione dei contenuti».

Com’è vestire i panni del direttore di Topolino?

«Una grande responsabilità, spaventa confrontarsi con una realtà così importante, così radicata nell’immaginario di tutti e così seguita ed amata. Parliamo di un classico del nostro tempo ormai. Però nel contempo anche un motivo di grande orgoglio».

Il 3 aprile 2019 è arrivato in edicola il numero 3306 di Topolino dedicato ai 70 anni del settimanale. Il primo numero nel formato libretto, infatti, fu pubblicato da Mondadori il 7 aprile del 1949. Cosa resta di quel primo numero?

«Tanto. L’idea di creare uno strumento di intrattenimento, ma anche di divulgazione, destinato soprattutto ai lettori più giovani. Capace nel contempo di farti sognare con la fantasia e di raccontarti il mondo reale. Una scommessa vinta allora e che oggi a 70 anni di distanza continua ancora a soddisfare un vasto pubblico e questo nonostante nel frattempo siano cambiati gli strumenti, i linguaggi e, non dimentichiamolo, anche i lettori».

Siete il magazine più letto dai ragazzi tra i 5 e i 13 anni. Lo siete da sempre. Bene, come ci riuscite? Dov’è il segreto?

«Tanto lavoro, quello nostro della redazione abbinato al talento di una scuola di fumettisti tra le migliori al mondo e che ha saputo affermarsi anche a livello internazionale con standard di eccellenza assoluta».

Topolino è un “classico”. Cosa fa un classico per essere al passo con i tempi?

«Si evolve, cerca nuove strade, osserva come cambia il mondo attorno a sé e propone nuovi modalità di linguaggio, di intrattenimento e di evasione».

Il Magazine è diventato ad alta leggibilità grazie a EasyReading. Da cosa nasce questa esigenza?

«Dalla voglia di andare incontro a tutti i nostri lettori, anche quelli con qualche difficoltà in più di lettura. Non dimentichiamo che Topolino ha insegnato a leggere, o quantomeno a migliorare le proprie capacità di lettura a intere generazioni. Con questa novità abbiamo cercato di essere ancora più interpreti di questo importante ruolo».

La carta stampata può allearsi, sempre che sia possibile, alla tecnologia?

«Topolino genera storie. Le nuove tecnologie, i nuovi supporti, le nuove modalità di raggiungere il pubblico continueranno ad avere sempre bisogno di una grande quantità di contenuti per riempire i propri format, cercando di offrire al pubblico la maggiore qualità possibile. Forse un giorno sarà questa la strada».

La rete e i social hanno realmente accorciato le distanze?

«Si, tantissimo, oggi la comunicazione e anche l’interazione coi lettori può avvenire quasi in tempo reale. Tutto questo ti espone di più, è anche più faticoso, ma rappresenta anche un’incredibile opportunità di avere dei feedback diretti sul proprio lavoro».

Chi è il vostro target di riferimento?

«Una bella domanda. Beh, diciamo che sicuramente Topolino si rivolge soprattutto ad un pubblico dai 5 ai 12 anni, l’età in cui si impara e ci si avvia alla lettura, ed è soprattutto qui che Topolino ha sempre saputo svolgere un’azione formativa formidabile in grado di migliorare le capacità comunicative dei ragazzi, di sviluppare in loro un forte senso critico e una curiosità capace di avvicinarli a tanti argomenti, che spesso poi diventano passioni. Ma è innegabile che buona parte dei nostri lettori siano adulti che ancora riescono a trovare nelle pagine del giornale la stessa magia di quando lo leggevano da ragazzini. Le nostre storie a fumetti hanno spesso un doppio livello di lettura, uno più umoristico e immediato per un pubblico più giovane e uno invece più strutturato e complesso, capace a volte di trattare anche tematiche e problemi importanti».

Promuovete da sempre valori positivi ed educativi. Non è sempre facile visto come gira il mondo, la scuola. Da dove iniziate nella scelta dei temi da trattare?

«Spesso sono spunti presi dal quotidiano. Topolino ha sempre avuto la capacità di essere un efficace testimone del proprio tempo. Altre volte è direttamente la sensibilità e il talento dei nostri autori che riescono a portare all’interno delle storie anche temi educativi e di divulgazione».

«Dove l’ha letto su Topolino?»: ecco, quando usano in modo improprio questa espressione come spiega al suo interlocutore il valore di intrattenimento ma anche formativo e divulgativo che ha la testata che dirige?

«Un po’ mi ripeto ma ribadisco che questo giornale è stato capace, nel tempo, di fare divulgazione e di proporsi come importante strumento formativo per intere generazioni, ma soprattutto di esserlo stato utilizzando un linguaggio “leggero” e divertente, non scolastico, adatto anche ad pubblico più giovane. Questa formula credo sia stata alla base del grande successo e della longevità di questo giornale».